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lunedì 17 dicembre 2012

PRESEPI ITINERANTI

Per visionare i PRESEPI  ITINERANTI
a FORMIA (Torre di Mola),
nell'Aeroporto di Fiumicino (Terminal n. 1 e n. 3 );
nelle Sale del Bramante di Piazza di Popolo a ROMA,
CLICCARE
http://presepitineranti.blogspot.com/

sabato 24 marzo 2012

LAtina,Rassegna d’Arte Contemporanea (vedi ARTE)

Bando regionale per la pesca nelle acque interne (vedi tirrenocronaca)

Bando regionale per la pesca nelle acque interne

Il bando regionale per la pesca nelle acque interne prevede i seguenti investimenti :
attrezzature per la pesca:
- acquisto di attrezzature
da pesca, purché non comporti un aumento dello sforzo di pesca o una riduzione della selettività delle catture;
- acquisto di indumenti e accessori destinati a migliorare la sicurezza e le condizioni di lavoro;
- attrezzature per riparazione e manutenzione di imbarcazioni da pesca;
adeguamento infrastrutturale nelle acque interne:
- costruzione e ammodernamento di banchine e passerelle ad uso delle imbarcazioni da pesca
finalizzato a migliorare le condizioni di carico e/o sbarco;
- costruzione o ammodernamento di piccoli ripari per imbarcazioni da pesca;
- opere murarie e impiantistiche strettamente inerenti l’attività di pesca;
- celle frigorifere e linee di congelamento mobili;
- vasche munite di apparecchi di ossigenazione per la conservazione e la distribuzione del pesce
pescato vivo;
-  adeguamento infrastrutturale nelle acque interne:
imbarcazioni da pesca:
- trasformazione e miglioramento di imbarcazioni da pesca, inclusi gli apparati propulsivi a
motore, purché di potenza pari o inferiore al vecchio;
spese per il miglioramento delle condizioni igienico sanitarie, delle condizioni ambientali, dei sistemi di
produzione anche attraverso l’adozione di innovazioni tecnologiche;
spese generali, nel limite massimo del 12% del totale delle spese preventivate e ritenute ammissibili, al netto delle spese generali.
Rientrano tra le spese generali: le spese bancarie, per la tenuta di un conto corrente dedicato, le spese per garanzie fideiussorie, le spese progettuali, le spese tecniche, le spese per la realizzazione delle targhe esplicative e della cartellonistica finalizzate alla pubblicità dell’intervento, previste dall’art. 32 del Reg. (CE) 498/2007.
Potrebbe essere una nuova occasione da non perdere per rilanciare le piccole imprese che gravitano attorno al fiume Garigliano, al Lago di Fondi, e lì dove ci sono pescatori professionali in possesso della licenza di pesca di tipo A).
La valorizzazione di questi luoghi riporterebbe anche maggiori controlli e legalità diffusa.
Gli  investimenti ammessi possono fruire di un contributo pubblico:
- fino al 100% dell’investimento nel caso di intervento pubblico per l’adeguamento infrastrutturale nelle acque interne e per gli investimenti  realizzati dagli enti pubblici ai sensi dell’art.33, paragrafo 2, Reg.  CE 1198/2006 (installazioni per la pesca) al fine di ridurre l’impatto  negativo della pesca sull’ambiente;
- fino al 40% dell’investimento nel caso di interventi relativi alle installazioni/attrezzature per la pesca di cui al punto precedente realizzati da operatori del settore organizzati in forma associata;
- fino al 40% dell’investimento nel caso di investimenti a bordo delle navi e per i pescherecci delle acque
interne di lunghezza inferiore ai 12 metri fuori tutto. che non utilizzano attrezzi trainati.
dott Erminio Di Nora

Iniziative per Minturno(vedi tirrenocronaca)

lunedì 20 febbraio 2012

Libri: 'I Vecchi MESTIERI' di Federico Galterio

Libri: 'I Vecchi MESTIERI' di Federico Galterio: Parte della Pubblicazione de 'I Vecchi Mestieri'. Dicembre 2011, Tip. Selene Latina, ISBN 9788890593338 PREFAZIONE In un’epoca di tra...

Pubblicazione 'I Vecchi MESTIERI' di Federico Galterio (vedi Libri)

Parte della Pubblicazione de 'I Vecchi Mestieri'. Dicembre 2011,
Tip. Selene Latina, ISBN 9788890593338
PREFAZIONE
In un’epoca di trasformazioni i cui confini si dilatano ogni giorno sempre più, un libro di recupero delle memorie (e soprattutto di ricostruzioni di arti e mestieri) non ci può lasciare nè indifferenti nè insensibili.   E’ forse il modo più autentico per ritessere quei legami tra generazioni che in ogni istante si assottigliano sempre più, vuoi perchè siamo distratti dalle nuove tecnologie, vuoi perchè per la vita di ciascuno i tempi si fanno troppo stretti, le ore si sciolgono nelle nostre mani senza che ce ne rendiamo conto per correre dietro alle mille occupazioni o familiari o sociali. Il libro di Federico Galterio è come una sorta di laccio che ci tira da un’altra parte non appena ne sfogliamo le pagine.  Riviviamo le fatiche dei nostri progenitori, le lunghe giornate a far la spola per trasportare una cesta dalla campagna alla propria abitazione. Ogni gesto, ogni opera è un atto di socialita’ condivisa, perchè in ognuno c’è la consapevolezza che altri aspettano la fine del nostro lavoro perchè qualcun altro possa riprenderlo là dove ci si era fermati. È un libro che nel suo intimo intento ci vuole ridire che quella era una concertazione di volontà collettive, ove i figli si avvinghiavano ai padri e questi a quelli per una promessa continua di sopravvivenza, vissuta con una fede religiosa semplice ma incrollabile. Il lavoro e le ore liete, il sudore mescolato con le poche e fugaci gioie campagnole: questa era l’Italia di appena un secolo fa e anche meno. Il libro si dipana con la trascrizione quasi certosina degli strumenti linguistici originali e recuperati dall’Estensore grazie alla tradizione orale e, in seconda battuta, su quella scritta. I riferimenti sono corredati anche da proverbi e, di tanto in tanto, collegati ai vari temi da poesie, a testimonianza di una vivace tessitura del lavoro ricostruttivo messo in atto dall’Autore. Certo, dopo la lettura della lavorazione delle olive, credo sarebbe opportuno inviare ai giovani un messaggio di questo tipo: sarebbe meglio una bruschetta (di pane di grano di antica macinatura) inzuppata di olio extravergine  del nonno che una spalmata di nutella. Attraverso la riproposizione di un mondo sano e genuino l’Autore ha compiuto un atto d’amore nei confronti della gente della sua terra.
Scrittore Michele Graziosetto
TRADIZIONI
Le tradizioni che hanno caratterizzato e caratterizzano ancora Roccasecca dei Volsci sono “semplici”, fatte di gesti e di riti quotidiani, tanto da suscitare la curiosità e l’interesse di coloro che vanno in cerca di cose nuove, di cose rare. Ho cercato di scavare, di penetrare nei ricordi più lontani, nella memoria dei più anziani, dei nonni del paese, durante gli anni universitari, per riportare alla luce quelle usanze, quelle tradizioni che per i nostri antenati sono state le cose più belle della loro vita, che hanno suscitato in loro tante attese, tante gioie e tante speranze. Esse hanno avuto il potere di rompere, sia pure di tanto in tanto e, per breve tempo, la monotonia della vita paesana. Il piccolo centro collinare, allora privo di ogni conforto, di ogni servizio sociale, ha trovato nelle tradizioni quei motivi capaci di rendere la vita bella, socializzante e il lavoro, non una condanna, ma fonte di benessere e di gioia per tutti. Va un sentito ringraziamento a Giuseppe
Papi, cultore di storia locale, col quale abbiamo condiviso l’interesse, l’amore per il Paese,che mi ha fatto rispolverare, rivivere e pubblicare uno dei “sogni” che conservo nel mio cassetto.
L’Autore
INTRODUZIONE
I vecchi mestieri del dopoguerra non sono più nella memoria del popolo. Con la presente documentazione descrittiva e fotografica miro a far rivivere negli anziani, a far affascinare i giovanissimi, a far apprezzare la fatica, la saggezza e l’impegno dei nostri nonni che, con semplicità, affrontavano le difficoltà della vita del momento storico. In una economia come quella del dopoguerra nei paesi di collina, rare erano le possibilità di scelta del mestiere, se non il frantoiano, la fornaia, il mugnaio, il mietitore, la tessitrice, il porcaio, che descrivo in questa pubblicazione...

IL TUANARO 1
La ‘tuana’ era una mandria di maiali, il ‘tuanàro’ era il porcaro, ovvero, il guardiano.
Il ‘tuanàro’, ogni anno, la sera della vigilia di S.Lucia, ossia la sera del 12 dicembre, ‘ficeva ittàne
gli banno dagli guardiano dogli Comune’, cioè incaricava il banditore comunale a rendere
noto alla popolazione, per le strade e piazze, l’inizio del suo nuovo anno pastorizio (dal 13 dicembre al 12 dicembre dell’anno successivo). Le massaie, le donne che avevano il governo della casa (in paese, allora, erano quasi tutte), allevavano uno o due maialetti da ingrassare e poi da macellare. Dai primi mesi di vita, dopo lo svezzamento, la massaia portava il suo maialetto alla ‘tuana’, cioè affidava il suo maialetto ogni giorno, dalla mattina alla sera, al porcaro, fino al mese di ottobre...
Scrofa che allatta i maialini

1 Il Tuanaro era il guardiano della mandria di maiali.

IL MONDANO e il Mondanaro
Frantoio e Frantoiano
(dal Racconto inedito dal titolo: “Una Maestra al primo contatto con la Realtà contadina”
...Siamo negli ultimi giorni di ottobre. I contadini hanno cominciato araccogliere le prime olive fatte cadere dal vento: non sono ancora mature, sono verdi e soltanto qualcuna è violacea o nero-lucida. Nonostante la resa assai scarsa, le contadinelle sono affaccendate e riportano a casa, sera per sera, cesti e piccoli sacchetti di olive. La campagna olearea è ormai iniziata. I ‘mondani’ 6, a trazione animale, sono aperti, hanno incominciato il loro lavoro. Chi passa per i vicoli si sente attratto da questa attività, dal rumore delle macchine, dal tric-trac della ‘pressa’, dalla nuvola di vapore della caldaia che esce da una piccola finestra e dall’odore della ‘ciancia’ 7 che invade l’ariadella zona vicina. Mentre i ‘mondanari’ sono intenti a lavorare, i contadini si siedono vicino alla ‘fornella’, cioè al fuoco che manda in ebollizione l’acqua di una grossa caldaia di rame, della capacità di circa 250 litri. Gli occhi dei presenti sono rivolti all’acqua bollente con ‘gli buzzonetto’
8 che viene versata sulle sporte di strame9 o di cordicelle, poste sotto la pressa, e nell’‘agnolo’ 10
dove viene separato l’olio puro dalla ‘morca’ 11...

6 Mondani: frantoi per macinare le olive.
7 Ciancia: sansa.
8 Buzzonetto: mestolo grosso di rame, rivestito di stagno con manico corto di
ferro, per prendere l’olio dall’ ‘agnolo’ o per attingere acqua bollente.
9 Sporte di strame: dischi di ampelodesma.
10 Agnolo: botte disposta con uno dei fondi aperti in alto.
11 Morca: acque reflue dell’olio.


DALLA SEMINA AL TELAIO
Come introduzione a questo lavoro di ricerca, ho voluto riportare i versi semplici, ma assai descrittivi, del poeta E. Pesce Gorini:
“Il fiore azzurro”
Disse un bel fiore azzurro:
“Il vento mi carezza
con un lieve sussurro;
l’aurora mi regala
brillanti di rugiada,
che il calore del sole poi dirada.
Non profumo gli altari
né mi recano in dono,
in giorni lieti e cari, i bimbi e le fanciulle, sullo stelo fiorisco,
specchio l’azzurro cielo e poi finisco.
E mi tramuto in tela
candidissima e molle,
per l’altare e la vela,
per bendare le ferite
e fasciare il bambino
nudo, nella sua culla:
io sono il lino!”.

LA LAVORAZIONE DELLA LANA
NEI TEMPI ANDATI
Dal vello al vestito
Prima di iniziare la narrazione ci sembra di sentire già l’eco dei versi del poeta Gabriele  D’nunzio, anche se con finalità e intendimenti diversi:
I pastori
“Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzo i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all’Adriatico selvaggio
che verde ê come i pascoli dei monti.”
Nei tempi andati, prima di iniziare la tosatura, anche i pastori dei miei monti, delle mie colline,  delle mie campagne portavano il gregge al fiume e lo facevano bagnare più volte per togliere dal vello i residui di letame, di grasso, di terriccio, ecc. Essendo le pecore restìe ad entrare nell’acqua, il pastore spingeva, innanzitutto, la mandria a superare l’ostacolo, immergersi nel fiume portandosi il montone, che, a sua volta, serviva ad attirare tutte le pecore del gregge per rendere più agevole
l’operazione. Quelle che non si lasciavano adescare dall’astuzia del pastore, venivano prese di forza e buttate nell’acqua. Le pecore si tosavano sempre nel mese di maggio e la lana veniva subito aggrovigliata e messa nei sacchi. Qualche giorno dopo la massaia, con le mani, la ‘spizzicava’
per togliervi le ‘lappe’ (piccole bacche pungenti) ed altri elementi eterogenei che col bagno in acqua, non erano andati via. Più tardi, in epoca più vicina a noi, questo lavoro veniva fatto dai cardatori in dialetto ‘scardalani’, che giravano per i paesi con una macchina-cardatrice portatile. Con questa operazione la lana veniva divisa in ‘lanata’, in pennacchi, cioè in batuffoli che si avvolgevano attorno alla rócca per filare. Messa in funzione la rócca, quasi sempre dalle esperte dita della vecchietta, si otteneva un filo sottile per confezionare canottiere, magliettine estive, sciarpette, calzini ed altri capi raffinati...

LA MIETITURA
Verso la fine del secolo scorso i mietitori indossavano una ‘sàraca’, cioè un càmice di lino  bianchissimo e un vecchio cappello di feltro o di paglia.  Essi lavoravano dall’alba al tramonto e cantavano ed ogni canto era un inno di ringraziamento al buon Dio che riempiva le spighe di grano
o degli altri cereali. A mezzogiorno, i mietitori, stanchi e accaldati, si riunivano per una breve pausa in mezzo al campo e, tra battute spiritose e lunghe risate, consumavano il minestrone di pane e verdure che la pia massaia distribuiva a tutti con la gioia e il sorriso. La sera, un po’ prima
del tramonto del sole, i mietitori sfiniti, ma contenti, cercavano di vincere la stanchezza con canti e balletti, accompagnati dall’organetto a tracolla. Dopo la lunghissima giornata lavorativa si avviavano a piedi sui pendìi della collina verso il paese, percorrendo diversi chilometri di strada in
parte scoscesa e dirupata. Ma, prima di giungere alla vetta, sostavano in una zona detta ‘via Larga’ e lì di nuovo cantavano e ballavano in piena armonia. Riprendevano poi il cammino al suono dell’organetto. In piazza, davanti alla Collegiata di S. Maria Assunta, di nuovo balli e canti.
Qui un sacerdote, il Canonico don Alessandro, li rianimava con buone e sante parole. Ai primi del 1900 si abbandonò la ‘sàraca’ di lino che venne sostituita da un sacchetto di tela di color celeste chiaro. Vigeva allora una consuetudine che praticavano soltanto i ‘campieri’, cioè i proprietari
di terreni del luogo che coltivavano a cereali...

90 ANNI FA…
...dalla ‘trita’ 64 si è passati alla trebbiatura.
La trebbiatura come la battitura e la tritatura iniziava verso il mese di luglio, subito
dopo la mietitura. Innanzitutto si formava l’aia (in dialetto ‘aia’) con tanti e grossi mucchi di covoni
di grano, di biada, di orzo, intorno ad uno spiazzo abbastanza ampio per fare stazionare la trebbiatrice e il relativo motore. Un operaio era sopra la trebbia, vicino alla bocchetta, dove venivano introdotti i covoni con una abilità ed agilità ammirevole. Poco distante c’era
un altro operaio, spesso una donna, che raccoglieva i cereali e tagliava con un falcetto i ‘vàvuzi’ 65 dei covoni che venivano alzati da terra, dall’aia da un altro operaio con una forcina. Vicino c’erano
i padroni del cereale o altri operai ancora che avvicinavano i covoni da trebbiare. Il padrone della trebbiatrice, invece, con i sacchi dalla parte anteriore, dove si trovava un’apposita bacchetta, raccoglieva i chicchi di grano, orzo e biada e, infine, in base alla quantità delle ‘quarte’,
tratteneva il compenso che gli spettava, pari allora a una ‘quarta’ su ogni quindici...
Il molino
Oltre 90 anni fa, a Roccasecca-centro, non esisteva nessun molino e, per macinare il grano ed altri cereali, si doveva andare in località ‘La Fontana’, dove c’era un piccolo molino ad acqua, che funzionava soltanto nel periodo delle grandi piogge, d’autunno e d’inverno o alle Mole Abbadia, Mole Comuni, Mole Sante, in territorio del comune di Priverno ed a Prossedi. Il molino di ‘la Fontana’ disponeva di un piccolo laghetto artificiale e, ogni volta che doveva andare in funzione, si faceva cadere l’acqua sulle pale, le quali mettevano in movimento l’asse rotante, e, questo, a sua volta, ‘le prète’ 67. I resti di quel molino sono ancora visibili e tutta la zona vicina, circostante, è denominata ‘La Mola’. Durante la seconda guerra mondiale, quando la farina e il pane erano
razionati, quel molino, dopo tanti anni, tornò a funzionare, a macinare quei pochi cereali che poche famiglie disponevano, soprattutto il granoturco per la polenta. Il pane allora era veramente il re della mensa. Oggi quel molino non è più in funzione, è un cimelio di cui gli anziani parlano spesso. Finalmente nel 1925 a Roccasecca-centro fu installato un molino elettrico con due macine: una per il grano ed una per l’orzo, la biada, le fave e il granoturco...

DEI VECCHI FORNI FINO A 90 ANNI FA
I vecchi forni internamente erano circolari e potevano contenere 80 pezzi di pane per ogni infornata: pagnotte, pizze, canisciuni (calzoni imbottiti), ‘ventie’, ‘ciavarégli’, ‘pizzerósce’, ‘pizzòle’, ‘pizze do ‘ndrommappa’, ‘pizze có gli pompotòro’, ecc. Il piano su cui si introducevano le varie forme di pane era di mattoni di terracotta collocati in posizione orizzontale, mentre nella volta, nella
superficie concava, i medesimi mattoni refrattari erano posti in posizione verticale. Una porticina di forma quadrata in ferro era davanti all’altezza di un metro dal pavimento del locale. Questa piccola apertura veniva chiusa durante la cottura del pane o dei dolci...

mercoledì 15 febbraio 2012

CISTERNA … “S’ILLUMINA DI MENO”

CISTERNA … “S’ILLUMINA DI MENO”
Venerdì 17 febbraio dalle 18 alle 19
Anche quest’anno Cisterna aderisce a “M’illumino di meno”, la Giornata del Risparmio Energetico promossa dalla nota trasmissione radiofonica Caterpillar, in onda su RAI Radio 2.
Esattamente come l’anno scorso, l’invito rivolto a tutti, cittadini, istituzioni e aziende, è di contribuire a creare il “silenzio energetico”, spegnendo simbolicamente le luci e semmai accendendone di pulite, a base di fonti rinnovabili.
Il Comune di Cisterna aderisce all’iniziativa con lo spegnimento per un’ora, dalle 18 alle 19 di venerdì 17 febbraio, di tutte le luci del Palazzo Comunale e di Piazza 19 Marzo.
“Un gesto simbolico ma importante – ha dichiarato l’Assessore alle Politiche Energetiche, Gino Gagliardini – per ribadire l’impegno a realizzare politiche di sostenibilità e azioni di risparmio ed efficienza energetica. L’energia è il motore della nostra civiltà e ritengo sia importante evidenziare, con questa giornata che, un abuso o uno spreco della stessa comporta un dispendio di risorse importanti per la collettività. A volte basta davvero poco, – continua l’Assessore Gagliardini – solo qualche piccolo accorgimento affinché si possa concretamente contribuire al giusto utilizzo dell’energia necessaria, senza sprechi. Per questo invito tutti i cittadini cisternesi, sempre attenti e sostenitori di manifestazioni di questo tipo, a partecipare in modo attivo a questa iniziativa, alla quale il Comune di Cisterna aderisce da tempo, grazie anche alla sensibilità del nostro Sindaco Antonello Merolla riguardo a questo tema”.
Il Decalogo di M’illumino di meno
Buone abitudini per il 17 febbraio (e anche dopo!)
1. spegnere le luci quando non servono
2. spegnere e non lasciare in stand by gli apparecchi elettronici
3. sbrinare frequentemente il frigorifero; tenere la serpentina pulita e distanziata dal muro in modo che possa circolare l’aria
4. mettere il coperchio sulle pentole quando si bolle l’acqua ed evitare sempre che la fiamma sia più  ampia del fondo della pentola
5. se si ha troppo caldo abbassare i termosifoni invece di aprire le finestre
6. ridurre gli spifferi degli infissi riempiendoli di materiale che non lascia passare aria
7. utilizzare le tende per creare intercapedini davanti ai vetri, gli infissi, le porte esterne
8. non lasciare tende chiuse davanti ai termosifoni
9. inserire apposite pellicole isolanti e riflettenti tra i muri esterni e i termosifoni
10. utilizzare l’automobile il meno possibile e se necessario condividerla con chi fa lo stesso tragitto.

E ricordati di spegnere tutte le luci e i dispositivi elettrici non indispensabili venerdì 17 febbraio alle ore 18.00!

Gaeta ospiterà la partenza della Rolex Volcano Race(vedi Sport)

S.F.Circeo(LT),carnevale anziani alla 3^Ed.(vedi Iniziative)

giovedì 9 febbraio 2012

Come tutelare il Golfo di GAETA

COMITATO INTERCOMUNALE
A TUTELA DEL GOLFO DI GAETA
- Documento comune -
La prospettiva della delocalizzazione di un pontile per scopi petroliferi nel Golfo di Gaeta ha fatto emergere una domanda di salvaguardia del nostro territorio, che non ha trovato, a nostro modo di vedere, un'adeguata risposta da parte delle amministrazioni comunali. Abbiamo avvertito, dunque, una spinta a coinvolgere  un numero sempre più ampio e rappresentativo di realtà associative ed economiche locali per costituirci come comitato, nella convinzione che la “questione pontile” rappresenti soltanto un campanello di allarme, un'esortazione all'impegno, diretta a tutte le forze civiche, per una tutela a più ampio raggio del patrimonio ambientale e della vocazione turistica della nostra zona.
Siamo dell'avviso che il perseguimento di un chiaro progetto di valorizzazione delle nostre risorse ambientali e di accrescimento della loro capacità di richiamo turistico sia l'unica strada per un corretto sviluppo economico del nostro territorio e che non sia opportuno contraddire a questo progetto con decisioni incoerenti, che minacciano seriamente, ad un tempo, la salute dei nostri concittadini e dei nostri turisti, nonché il fascino e la bellezza delle nostre terre.
I nostri obiettivi:
Vogliamo, per ora, partire da pochi obiettivi concreti:
1.      Informare e coinvolgere la cittadinanza, anche attraverso il ricorso a strumenti partecipativi quali il referendum consultivo (nei comuni in cui è previsto dallo Statuto), nella scelta “epocale” che le nostre Amministrazioni e l’Autorità Portuale stanno intraprendendo e, quindi, impedire il potenziamento del pontile e sollecitare le autorità competenti ad un concreto depotenziamento di tutte le strutture dell’Eni, per l’elevato rischio che esse rappresentano con la loro diretta prossimità ai centri abitati di Gaeta e Formia.                                                                                                                                            2.      Chiedere alle amministrazioni comunali e a tutte le autorità competenti maggiori informazioni sulla esistenza, per l’Area di stoccaggio idrocarburi, del Piano di emergenza esterno (ai sensi del Decreto Ministeriale 24 luglio 2009, n. 139 “Regolamento recante la disciplina delle forme di consultazione della popolazione sui piani di emergenza esterni, ai sensi dell'articolo 20, comma 6, del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334”) , e che tale piano venga posto a conoscenza della popolazione.                                                               3.      Farci portavoce presso la Capitaneria di Porto, l’Autorità portuale, le amministrazioni comunali del Golfo, della esigenza del varo di un vero e proprio piano regolatore dei porti turistici.                                                                                                                                    4.      Chiedere che venga rispettata la delibera della Giunta Regionale di istituzione dell’area sensibile del Golfo di Gaeta, definitivamente approvata in data 19 febbraio 2010.  5.      Chiedere che si attui una pianificazione territoriale del Golfo e un tavolo della trasparenza che  comprenda tutti i soggetti interessati, in modo che tutte le attività, commerciali e turistiche, possano trovare una loro ragion d’essere e vengano inserite in un quadro funzionale più ampio nell’economia sostenibile dell’intera area.                             6.      Attuare una politica partecipativa su tutte le questioni che coinvolgono strettamente l’habitat nel quale i cittadini vivono.

GAETA(LT),Yacht Med Festival(vedi Eventi)

GAETA(LT),Yacht Med Festival

Yacht Med Festival, sguardo internazionale per la quinta edizione
Si è svolta nei giorni scorsi una riunione per definire gli aspetti organizzativi dell’edizione 2012 dello Yacht Med Festival che quest’anno è arrivato alla quinta edizione. All’incontro hanno partecipato la Camera di Commercio, la Guardia di Finanza, la Marina Militare, la Polizia Municipale e la Capitaneria di Porto. Nella fase successiva saranno coinvolti anche la Polizia di Stato e i Carabinieri.
“Ci sarà una grande sinergia tra tutti i protagonisti di questa quinta edizione che punta ad avere risultati maggiori della precedente per diventare la seconda fiera nautica italiana dopo quella di Genova – dichiara il Sindaco Antonio Raimondi - Stiamo preparando una grande manifestazione che, inevitabilmente, produrrà qualche disagio nella viabilità nel centro storico Sant’Erasmo e per questo motivo chiedo fin da adesso agli abitanti di avere pazienza quando cominceranno a montare gli stand perché lo Yacht Med Festival porta a Gaeta migliaia di persone che spendono in città e fanno girare l’economia”.
“Sono fiero che lo Yacht Med Festival sia nato con questa Amministrazione che fin dal 2007 ha appoggiato l’idea della Camera di Commercio e ha svolto un ruolo decisivo nei diversi aspetti dell’organizzazione. Ringrazio il Presidente Vincenzo Zottola che anche quest’anno ha elaborato una proposta interessante per attirare a Gaeta il mondo dell’industria della nautica, una parte importante della nostra economia. Quella di quest’anno è un’edizione importante per rilanciare l’economia del mare e dare un respiro sempre più internazionale alla manifestazione e, di conseguenza, alla città di Gaeta. Stiamo puntando con decisione, infatti, al coinvolgimento delle Camere di Commercio dei Paesi Mediterranei – continua il Sindaco - La prima che vogliamo coinvolgere, con il prezioso supporto del Presidente Vincenzo Zottola, è quella di Betlemme città con la quale Gaeta ha siglato un patto di Cooperazione ed Amicizia il 18 agosto 2010. Un’altra importante per lo scenario del Mediterraneo è quella del Montenegro, Paese con il quale stiamo entrando in contatto in queste settimane, che dispone di un porto capace di ospitare imbarcazioni di lusso e fornire loro numerosi servizi. È importante ospitare le delegazioni estere per farci conoscere e rafforzare il ruolo di Gaeta nel Mediterraneo”.
“Dobbiamo avere coraggio ad organizzare grandi eventi anche in momenti economicamente difficili come questo per gettare le basi ed essere pronti quando la ripresa arriverà anche in Italia, speriamo nel più breve tempo possibile –conclude Raimondi - Nel frattempo, cerchiamo di sostenere le attività commerciali e ricettive con il turismo lungo tutto l’anno in modo che possano mantenere i loro livelli occupazionali. Si tratta di un altro elemento importante per Gaeta che grazie ad appuntamenti come questo e ad una comunicazione efficace stiamo ampliando la conoscenza e attirando migliaia di turisti ogni anno”.

Cisterna(LT),pronti per il CARNEVALE CISTERNESE 2012 (vedi Eventi)

Fondi(LT),documentario “Terra di Giganti” (vedi Cultura)

Cisterna(LT),LEONARD BUNDU: CAMPIONE EUROPEO PESI WELTER(vedi Sport)

mercoledì 18 gennaio 2012

SCAURI,Basket in crisi (vedi sport)

Dalla Regiona Lazio parla Aldo Forte (vedi Tirrenocronaca)

Dalla Regiona Lazio parla Aldo Forte

FORTE: IL PIANO POVERTÀ AIUTA ANCHE I GIOVANI A RISCHIO
AUMENTO DI QUELLI DETENUTI È UN EFFETTO DELLA CRISI.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 17 gen. - "L'aumento dei minori italiani in detenzione, non puo' che essere considerato un effetto della crisi. Una crisi che vede proprio nei giovani una delle categorie piu' esposte, con i 'giovani poveri' aumentati in cinque anni del 60%. E con 'esplosione del fenomeno Neet, ragazzi e ragazze che sembrano aver perso ormai ogni speranza nel loro futuro e non studiano, non lavorano ne' cercano un impiego. Il rischio emarginazione e devianza e' dietro l'angolo". Lo dichiara in una nota l'assessore alle Politiche sociali e Famiglia della Regione Lazio, Aldo Forte, in merito ai dati comunicati a Montecitorio dal guardasigilli Paola Severino sullo stato della giustizia, che ha parlato di un aumento della presenza dei minori italiani nelle strutture di detenzione nel 2011.
"Per invertire questa tendenza- aggiunge Forte- bisogna investire nell'accoglienza e nella formazione. Nel primo Piano regionale contro la poverta' abbiamo inserito tre specifici progetti rivolti ai 'giovani a rischio'. Tre progetti realizzati dalle associazioni del settore che hanno un unico obiettivo, dare una seconda possibilita'. Trasformare il disagio, il fallimento, l'esclusione in un nuovo progetto di vita e di legalita'. Il tutto a partire proprio dall'educazione scolastica e professionale secondo percorsi personalizzati". Si tratta, dice Forte, "di investimenti importanti, dal valore sociale inquantificabile, non solo per i giovani, ma per l'intera collettivita'".
(Com/Gas/ Dire)

Minturno-Scauri(LT),Scuola elementare per FESTA del CURRICOLO